Fabiano Braccini
Perché Carlo ha avuto davvero un sublime spirito creativo e artistico. Anche il suo modo di atteggiarsi, di abbigliarsi, di relazionarsi con gli altri, di essere generoso e disponibile con tutti, erano testimonianza di libertà e nobiltà di pensiero e di spirito sognatore.
Per prima cosa è stato un eccellente fotografo: dotato di tecnica pregevole, ovviamente, ma soprattutto di inventiva e di una visione “poetica” della realtà: nella scelta dei soggetti, nel taglio delle inquadrature, nella spiritualità delle immagini ottenute. In occasione della presentazione della sua mostra fotografica di Sesto Calende, sul tema del deserto, mi aveva chiesto di corredare il suo servizio con mie didascalie. Allora l’avevo definito: “L’Amico dei silenzi” per quelle rarefatte atmosfere stemperate nella nostalgia, che magicamente invitavano al raccoglimento silenzioso e alla meditazione.
Aveva cominciato col suonare uno strumento ‘assurdo’: il bombardino, pesantissimo, ingombrante, suono sordo, col quale ha rotto le scatole a tutto il condominio e dintorni. Quando ha capito che era più utile darsi una calmata era passato al sax e -con l’accanimento che gli era congeniale- studiando e steccando, era riuscito a diventare bravo fino addirittura a presentarsi ed esibirsi in pubblico (va detto però che oltre all’ostinazione, un’altra sua caratteristica è stata la impenitente faccia tosta). Ultimamente, quando la malattia non gli consentiva più di sprecare fiato, era passato allo studio della chitarra con la dedizione e la passione di un giovane che guarda verso il futuro. Che Carlo avesse un animo sensibile e artistico è confermato: dal suo candido desiderio di lasciare un’immagine positiva di sé e della sua creatività; dal preparare e tener vivo sempre un ‘qualcosa’ per il futuro; dal piantare un seme senza temere di non poter poi vedere crescere l’albero, assaggiarne i frutti e riposare sereno all’ombra delle sue fronde.