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"Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale.
È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi."
Richard Avedon

Articolo per la Balsa 24/05/2000

"Per ricordare, per coloro che ai tempi degli aiuti umanitari all'ex Jugoslavia
non erano nella nostra comunità, per chi non se lo ricorda più"

 

Credo sia doveroso rammentare e ringraziare coloro che promossero, parteciparono e vissero quei momenti dedicati all’assistenza svolta in Croazia.
Il Centro Culturale Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo, promotore e organizzatore, le chiese  Battiste, Metodiste, Valdesi si attivarono e fraternamente misero in atto gli aiuti umanitari per portare autonomamente, direttamente e personalmente tutto quello che ci veniva comunicato servisse a quelle popolazioni.
In ogni comunità fu diramato un appello urgente affinché chi poteva e voleva poteva partecipare.
Il centro Culturale Lombardini, presso cui furono svolte riunioni informative, sensibilizzò sotto ogni aspetto la particolare necessità che in ogni chiesa e fra le chiese vi fosse uno stretto collegamento per la raccolta mirata di specifici capi di vestiario, di specifici alimenti, di ciò che tempo per tempo non si doveva portare a causa d’occasionali restrizioni doganali che cambiavano repentinamente e delle quali c’era data informazione dai responsabili del centro di raccolta a Pula. Raccomandazioni anche ai proprietari dei furgoni messi a disposizione per i trasporti affinché i mezzi fossero in ottimo stato meccanico ed elettrico nonché ai volontari autisti che avrebbero affrontato i viaggi in maniera che rispettassero ogni forma di guida sicura, lo scambio guida per evitare affaticamenti, il rispetto delle norme dei codici della strada, la ovvia buona educazione nei confronti delle autorità con le quali si aveva a che fare (polizia, dogana, ecc.).

Con i fratelli e le sorelle di Milano-Pinamonte si organizzò e realizzò nei locali della chiesa un centro raccolta-magazzeno dove ricevere catalogare e accatastare ogni sorta di generi sia alimentari sia di vestiario.
 Si nominarono un coordinatore,  un magazziniere e manovalanza per lo scarico e il carico dei furgoni che dovevano essere pronti la sera della partenza.
Gli anziani in modo particolare furono indispensabili ed organizzarono benissimo, forse memori diretti o indiretti delle vicissitudini che passarono precedentemente e i meno anziani nonché i giovani si fecero guidare con sicurezza.
Quando arrivavo prima del tempo e vedevo, mi si stringeva il cuore …. Allora partecipavo con gli altri fratelli agli imballi al carico dei furgoni, alla etichettatura, alla pesatura insomma a tutto quello che era necessario fare.
La chiesa sembrava anzi era proprio una lontana retrovia di una guerra in corso, ma era solamente a circa 500 chilometri di distanza…!
Il primo viaggio cui partecipai fu effettuato l’11.2.1994 e il secondo il 4 e 5 marzo 1994 ma altri viaggi sono stati effettuati sia prima sia dopo quelli cui partecipai quindi queste mie note si riferiscono all’esperienza fatta in quelle due occasioni.

Per il secondo viaggio mi fu chiesto, da un organizzatore del centro Lombardini, d’essere responsabile dei sette compagni di viaggio, dei furgoni, delle merci, del disbrigo delle pratiche doganali, oltreché essere primo autista; ed è di questa esperienza che desidero rendere partecipe chi legge queste note.
Ancora oggi ringrazio che mi fece quella proposta che mi diede l’opportunità di fare un salto di qualità sotto ogni aspetto e in modo particolare di rendere un servizio utilizzando uno dei tanti doni ricevuti da Signore.

I miei sette compagni non erano mai andati in quei luoghi …. Ciò mi rallegrava molto!
Tengo a ricordare i loro nomi: Cinzia, Sonia, SimonPietro, Giorgio, Enrico e Stefano.  L’appuntamento per la partenza fu stabilito a 20 Km dal casello di Bergamo per le ore 01.00 e, quindi partimmo alle 01.20 dopo aver fatto una veloce conoscenza e aver stabilito i tempi di marcia e quello che avremmo dovuto fare in caso di necessità.
Passata la dogana italiana (ore 06.45) ci si dovette fermare per la solita piombatura dei furgoni che facemmo noi anziché i doganieri (loro stavano a guardare … e dicevano che non andava bene…ci fu un momento che il mio furgone (cioè il Ducato di Ernesto Chiarenzi) mi sembrava un cotechino tanto lo avevo avvolto con la corda e il bello è che il doganiere si “inc…..va” perché gli stavo consumando troppa corda (che poi era poco più di uno spaghetto del n. 3). Be’ alla fine “scotechinato” il Ducato lui, il doganiere, mi obbligò a bloccare il portellone laterale scorrevole con la maniglia di apertura della portiera destra…….tralascio le espressioni ‘educate’ di Stefano che era con me sul furgone. Mi disse solo: “Carlo se succede qualcosa scendi in fretta ..che di qua non ce la faccio…”
Ripartimmo dalla Slovenia e dopo 45 minuti altra sosta alla dogana Croata (08.15). Qui altro piccolo show per convincere i doganieri Croati a non farci togliere i piombi e per convincere altro poliziotto che il Ducato non era sovraccarico. Era evidente!, ma lui insisteva (faceva freddo, tirava vento e la ruota posteriore sinistra era affondata in una pozza di fango all’altezza del mozzo) : tu!  “togliére” piombi, tu, “togliére” merce…,tu lasci qui! Tu, mi capito?   
Si, risposi: “ iò Kapito, ma Tu! mi fai spostare furgone perché se è sovraccarico e apro portellone cade tutto e se è sovraccarico “ruota lì” non uscire…e se esce ruota: furgone “no” sovraccarico!” Me ne pentii subito, ma salii subito alla guida e dissi a Stefano (che è medico) di prepararsi ……dovevo uscire “a strappo” ma non sapevo bene se strappavo giusto o mi si strappava qualcosa d’altro.
Uscii a strappo, non mi si strappò altro e lui, il poliziotto, con occhio ancora dubbioso, mi fece, comunque, cenno di andare ….non tolsi la seconda fino alla fine della salita e sotto la bandiera Croata con una puzza di frizione bruciata ci avviammo a Pula.
Finalmente giungemmo a Pula e dopo un’ora di attesa arrivò Silvana per sbrigare le pratiche doganali di “spiombatura”. Si dovette attendere ancora e finalmente alle due del pomeriggio Nevio ci autorizzò a togliere i piombi.
Questa volta le merci furono consegnate al centro Ihthus, causa nuove restrizioni o disposizioni legislative, che in pratica era un centro militare di magazzini adibiti a raccolta. Ciò ci creò delle perplessità ma il Signor Nevio ci tranquillizzò.
Ulteriore tranquillità ci fu anche data quando a casa di Nevio lui ci mostrò tutti i libri di registrazioni contabili nonché entrate e uscite di merci e loro destinazioni.
Cogliemmo inoltre l’occasione la mattina seguente per visitare il centro di raccolta profughi e l’orfanotrofio.
Quello che vedemmo non furono certo le immagini cruente che si vedono in televisione o sui giornali. Quello che vedemmo furono i “derivati” della guerra.
La visita all’orfanotrofio fu un altro tonfo al cuore.
Comunque quello che abbiamo visto negli occhi dei bambini e negli atteggiamenti dei grandi al centro profughi …………..
Abbiamo visto, ne siamo stati testimoni …..abbiamo fatto quello che ritenevamo giusto fare con la speranza che non accada più. Doniamo quello che ci è stato donato e preghiamo.

 

ULTIME NOTIZIE:

Alcune nostre chiese continuano a sostenere l’impegno a sostegno dell’Associazione OAZA collegata alla chiesa evangelica Croata organizzatrice della Casa di accoglienza per i bambini di Rovinj e le famiglie affidatarie di Krnica e Pula.
Si rammenta che i bambini possono essere aiutati con l’ “adozione a distanza “.
Vi è anche la possibilità di effettuare visite sia ai bambini che alle famiglie e considerata la non grande distanza e la bella posizione in cui si trova la zona sarebbe un’occasione di viaggio.
Eventualmente è meglio segnalare la visita prendendo contatto con i rappresentanti dell’OAZA in Italia.
Si rammenta che l’Associazione OAZA è riconosciuta Onlus.
(dati tratti da “Circuitando” – circolare delle Sesto Circuito delle Chiese valdesi e metodiste datata: marzo 2000).

Attualmente presso il centro Oaza di Rovinj (Croazia) o meglio al 31 dicembre 1999 sono accolti
Bambini di ogni età e proprio da dicembre è stato possibile accogliere anche i più piccoli.  
Diversissime situazione sempre in evoluzione si manifestano in questo centro per i bambini che arrivano e vanno a seconda delle possibilità e impossibilità manifestate dai genitori o da coloro che vogliono arrivare all’adozione (pare alla data di oggi che l’adozione sia consentita solo se i bambini non escono dalla loro Nazione).
All’inizio dell’attività di assistenza cioè nel 1993 l’OAZA accolse 79 bambini. Oggi sono venticinque e dislocati nei vari gruppi-famiglia che si trovano a Kmica, Pula e Rovinj.
L’Associazione ha dovuto affrontare non poche difficoltà sia burocratiche che finanziarie nonché ben più gravi quelle dove l’intervento, si spera ancora di no, della locale assistenza pubblica rischia di far dividere fratellini e sorelline per destinarli a centri statali diversi.     
Nella nota, dalla quale o tratto queste succinte informazioni, gli operatori ed i bambini dell’OAZA, ringraziano tutti di cuore per la fedeltà e l’impegno che tutti hanno elargito a loro sostegno.
(dati tratti da una nota pervenuta da “Centarza prihvat djece “OAZA Rovinj (Croazia), datata 31 dicembre 1999 “).    

Milano, 24 05 2000

Carlo Zibecchi